LA NUOVA ERA DEGLI INSEGNANTI DOMESTICI
Una scuola sana e aperta, infatti, non ha bisogno di insegnanti e di studenti domestici.
Gianfranco Meloni in Professione docente
L’uomo è l’animale più domestico e più stupido che c’è, cantava Franco Battiato.
La natura domestica dell’animale (o dell’uomo) è in relazione con il concetto di cattività (prigionia). In un certo senso la condizione di coercizione produce un istupidimento del carattere. La stupidità della natura domestica, nel caso degli animali, scaturisce dalla violenza subita dalla loro natura selvatica, che viene “domata” fino all’annientamento e alla realizzazione di una nuova natura servile.
Nel frattempo, le politiche scolastiche successive hanno costruito un grande recinto dove il più ampio gruppo di intellettuali italiani, le decine di migliaia di docenti di ogni ordine e grado, avrebbe dovuto essere, infine, ridotto allo stato domestico e servile.
“Sono trascorsi oltre trent’anni dalla grande stagione di battaglie che, alla fine degli anni Ottanta,videro nascere anche la Gilda dei Comitati di base degli Insegnanti, con lo scopo di ottenere retribuzioni adeguate, il riconoscimento di uno status di professionisti e la possibilità di operare in una scuola che si definisse, come pensava Calamandrei, come organo costituzionale.”
La controrivoluzione copernicana della scuola azienda (prima il mercato, poi, se c’è tempo, l’istruzione), inventata dal centrosinistra, interpretata ancor meglio dal centrodestra e comunque rilanciata a più tappe dall’uno e dall’altro, lungi dall’essere posta in discussione, pare invece oggi al proprio apogeo storico.
I docenti hanno continuato e continuano a resistere. Migliaia di ore di formazione e (dis)informazione, tuttavia, in questi anni, dalle accademie ai capillari progetti europei, hanno rappresentato la bocca di fuoco ideologica per plasmare una nuova generazione di insegnanti che interiorizzassero la loro nuova natura di impiegati esecutivi, confinando nel mito di un’antica età dell’oro le prerogative collegiali e la libertà di insegnamento, vuoto enunciato di una Costituzione che è, essa stessa, ripetutamente minacciata di rottamazione.
Che i cavalli nel recinto siano, purtroppo, sempre più domi, lo dimostrano, per esempio, le incursioni relativamente semplici e indolori con cui l’attuale maggioranza politica sta intervenendo per realizzare uno degli obiettivi più importanti del modello aziendalista, ossia la divisione del corpo docente in apparati gerarchici e, in particolare, l’introduzione del middle managament, tanto caro alla Fondazione Agnelli e ad altri alfieri della scuola azienda, attraverso il cavallo di Troia dei docenti tutor e orientatori.
Il nebuloso scopo dichiarato della loro creazione dovrebbe essere di favorire la personalizzazione dell’esperienza scolastica degli studenti ed un loro più efficace inserimento nel mercato del lavoro¹. A nulla è servita, come monito negativo, la recente esperienza della riforma dei Professionali, in cui l’introduzione dei PFI (piani formativi individualizzati) si è rivelata un oceano burocratico in cui annegano alunni e insegnanti e senza alcuna forma di vita pedagogica al suo interno² .
Ciononostante, un’ordinata fila di candidature ai nuovi ruoli di orientatore e tutor si è formata in quasi tutte le scuole.
Nessuna sponda, ai pochi collegi docenti che hanno sollevato dubbi sulla validità di questo modello, purtroppo, è ancora offerta dal CCNL, che prevede chiaramente una competenza collegiale per le “vecchie” funzioni strumentali ma nulla ancora per il nuovo middle management, prateria a disposizione del preside manager.
L’addomesticamento degli insegnanti è passato soprattutto dalla strategia dello svilimento della contrattazione: anestetizzare quanto più possibile la dimensione pattizia e intervenire sullo status giuridico degli insegnanti a colpi di decreto4.
La Gilda, in questo scenario mutato, si rirova, forse, dinnanzi a un compito nuovo. Non si tratta più, purtroppo, come trent’anni fa, di incanalare l’energia preesistente di un disagio parossistico e maggioritario in un grido di protesta più efficace. Gli insegnanti in servizio appartenenti alla “vecchia guardia” costituzionale sono sempre meno ed oggi pare fondamentale e doveroso, nei confronti delle nuove generazioni di docenti e studenti, custodire e promuovere uno spirito critico che rimetta la scuola allo specchio, affinché torni a vedere con chiarezza il suo stesso disagio rimosso.
Una scuola sana e aperta, infatti, non ha bisogno di insegnanti e di studenti domestici.
“Gli insegnanti in servizio appartenenti alla “vecchia guardia” co-stituzionale sono sempre meno ed oggi pare fondamentale e doveroso, nei confronti delle nuove generazioni di docenti e studenti, custodire e promuovere uno spirito critico che rimetta la scuola allo specchio, affinché torni a vedere con chiarezza il suo stesso disagio rimosso.
1 Mi sono già recentemente espresso su queste pagine sul processo di politica scolastica in atto, che conduce la scuola azienda da una fase di fordismo ad una nuova di toyotismo pedagogico. Megascuole e personalizzazione, il nuovo ossimoro della scuola azienda, https://gildaprofessionedocente.it/news/dettaglio.php?id=1120
2 In dieci anni, secondo i dati MIUR/MIM le iscrizioni ai Professionali sono passate dal 19,6%, con picchi del 25% al nord, al l’11,9%. Un importante indizio sulla natura tutt’altro che salvifica della tanto decantata personalizzazione.
3 Vedi il caso dell’ISI di Barga (LU), dove il collegio docenti ha respinto la nomina dei tutor e dell’orientatore: https://www.orizzontescuola.it/docenti-tutor-e-orientatore-il-collegio-do-centi-boccia-le-nomine-gia-quelle-attivita-vengono-svolte-da-tutti-gli-insegnanti-succede-in-toscana/
4l e fondamentali e faticose conquiste dell’ultimo CCNL, ad iniziare dall’equiparazione dei diritti dei precari a quelli del personale di ruolo in materia di permessi personali, rappresen- tano importanti battaglie vinte che testimoniano la persistente importanza del sindacato ma non mutano, a parere di chi scrive, il quadro generale di un pericoloso declino strategico della contrattazione e delle relazioni con le parti sociali